L’articolo rappresenta un segmento della ricerca condotta all’interno dell’assegno di ricerca “John Hejduk: l’interiorità della cultura. Esercizi per gli architetti del nuovo millennio”, il cui esito principale è stato R. Rizzi, S. Pisciella John Hejduk. Bronx. Manuale in versi” Mimesis, 2020, 900 pp. L’opera di John Hejduk, per quasi trent’anni alla direzione della Cooper Union, New York, una delle più importanti scuole di architettura della fine del secolo scorso, è un costante esercizio di visione, in un’epoca in cui l’iper-produzione di immagini ha disinnescato i naturali processi immaginativi. Ne emerge un programma molto speciale: la ricostruzione dell’interiorità e della sensibilità, dopo quel grande tentativo di auto-distruzione di massa che è stata la seconda guerra mondiale. Al diffuso rigetto di rielaborazione del vissuto recente, di dolore e di morte, Hejduk risponde con oltre cinquanta progetti di processioni, sepolcri, necropoli, pensate per Euridice, Cristo, sua madre, Marat, Jan Palach, per le ceneri del pensiero, per l’architettura, per sé stesso. Cimiteri per chi muore ma anche per chi, vivo, fa esperienza quotidianamente della morte. L'eredità teorica di John Hejduk è contenuta in un sistema di circa seimila versi, composti in riferimento a immagini molto precise di opere che poi però vengono nascoste, sebbene fungano da struttura portante invisibile della sua intera opera. Il lavoro di ricerca si è concentrato sulla de-criptazione delle quasi duecento immagini nascoste al fine di rendere accessibile un importante segmento della sua opera.

Indovinelli compositivi. Esercizi di John Hejduk per gli architetti del nuovo millennio

Pisciella, Susanna
2022-01-01

Abstract

L’articolo rappresenta un segmento della ricerca condotta all’interno dell’assegno di ricerca “John Hejduk: l’interiorità della cultura. Esercizi per gli architetti del nuovo millennio”, il cui esito principale è stato R. Rizzi, S. Pisciella John Hejduk. Bronx. Manuale in versi” Mimesis, 2020, 900 pp. L’opera di John Hejduk, per quasi trent’anni alla direzione della Cooper Union, New York, una delle più importanti scuole di architettura della fine del secolo scorso, è un costante esercizio di visione, in un’epoca in cui l’iper-produzione di immagini ha disinnescato i naturali processi immaginativi. Ne emerge un programma molto speciale: la ricostruzione dell’interiorità e della sensibilità, dopo quel grande tentativo di auto-distruzione di massa che è stata la seconda guerra mondiale. Al diffuso rigetto di rielaborazione del vissuto recente, di dolore e di morte, Hejduk risponde con oltre cinquanta progetti di processioni, sepolcri, necropoli, pensate per Euridice, Cristo, sua madre, Marat, Jan Palach, per le ceneri del pensiero, per l’architettura, per sé stesso. Cimiteri per chi muore ma anche per chi, vivo, fa esperienza quotidianamente della morte. L'eredità teorica di John Hejduk è contenuta in un sistema di circa seimila versi, composti in riferimento a immagini molto precise di opere che poi però vengono nascoste, sebbene fungano da struttura portante invisibile della sua intera opera. Il lavoro di ricerca si è concentrato sulla de-criptazione delle quasi duecento immagini nascoste al fine di rendere accessibile un importante segmento della sua opera.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
e193_pisciella.pdf

accesso aperto

Tipologia: Versione Editoriale
Licenza: Creative commons
Dimensione 297.67 kB
Formato Adobe PDF
297.67 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/356150
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact