Il saggio analizza l’Hamlet di Boris Nikitin con Julia*n Meding, ponendo al centro il tema del lutto e la sua rappresentazione all’interno di una messa in crisi radicale del genere ‘teatro documentario’. Nel contesto del reality turn, che ha visto una crescita significativa negli ultimi vent’anni, soprattutto nel teatro di lingua tedesca, la scena di Nikitin critica l’asimmetria di potere nel teatro documentario, proponendo un formato artistico che de-naturalizza il ‘reale’ come un orizzonte continuamente in divenire e frutto di costruzioni. Inaugura così una forma di ‘documentario queer’ che presenta ampie zone di prossimità con la «critical fabulation» proposta da Saidiya Hartman. Il saggio propone di riconoscere nella fiction non un’antitesi del reale, ma uno strumento attraverso il quale è possibile disarticolare le narrative dominanti e inaugurare modalità alternative di sapere e di analisi, per mettere a critica il confine tra storia e immaginazione e lavorare sulla possibilità di ricostruire le scene della soggezione senza replicare la grammatica della violenza.

«Mio padre è morto da un paio di settimane». Sull’Hamlet di Boris Nikitin

Sacchi, Annalisa
2024-01-01

Abstract

Il saggio analizza l’Hamlet di Boris Nikitin con Julia*n Meding, ponendo al centro il tema del lutto e la sua rappresentazione all’interno di una messa in crisi radicale del genere ‘teatro documentario’. Nel contesto del reality turn, che ha visto una crescita significativa negli ultimi vent’anni, soprattutto nel teatro di lingua tedesca, la scena di Nikitin critica l’asimmetria di potere nel teatro documentario, proponendo un formato artistico che de-naturalizza il ‘reale’ come un orizzonte continuamente in divenire e frutto di costruzioni. Inaugura così una forma di ‘documentario queer’ che presenta ampie zone di prossimità con la «critical fabulation» proposta da Saidiya Hartman. Il saggio propone di riconoscere nella fiction non un’antitesi del reale, ma uno strumento attraverso il quale è possibile disarticolare le narrative dominanti e inaugurare modalità alternative di sapere e di analisi, per mettere a critica il confine tra storia e immaginazione e lavorare sulla possibilità di ricostruire le scene della soggezione senza replicare la grammatica della violenza.
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