Il progetto di Carlo Scarpa per il basamento della scultura La Partigiana di Augusto Murer ai Giardini della Biennale è noto. Mettendo però a confronto per la prima volta le fotografie del bozzetto della scultura su piedistallo presentato al concorso, i disegni per il piedistallo elaborati dallo stesso Murer— per la prima volta pubblicati — e quelli di Scarpa è possibile da un lato indagare il processo di elaborazione del progetto di collocazione, dall’altro sottolineare modi di sviluppare ed esprimere un pensiero critico sull’architettura — e la città — attraverso l’architettura . Il bozzetto e i disegni di Murer, infatti, pongono già i temi del sorreggere e porgere il corpo della partigiana, della ricerca della distanza dal suolo urbano — che è distanza di rispetto e cura —, dello sfondo dell’opera come elemento che ne consente la lettura. I disegni di Scarpa — che ricercano un luogo di collocazione del monumento non accettando quello stabilito dalla commissione del Concorso — coniugano quanto attraverso l’architettura — con le forme dell’eidos — può essere detto per esprimere il titolo stesso del Monumento — anch’esso, peraltro, oggetto di lunga elaborazione: Venezia alla Partigiana. Il piedistallo deve quindi esprimere Venezia, e con questo la venetianitas, per porgere La Partigiana di Murer, come omaggio di questa città alle azioni di chi è stato pronto a sacrificarsi anche per essa. Tale ricerca dei modi di esprimere le caratteristiche del territorio veneto — i suoi elementi, la sua luce, i suoi tempi — appartiene senza dubbio alla poetica di Scarpa che ne ha fatto specifico tema, ad esempio, nell’allestimento del Padiglione del Veneto Il senso del colore il governo delle acque, alla Mostra delle Regioni Italia '61 . Qui, insieme a Mario Deluigi, Scarpa ha utilizzato vetro, colori, mosaici, luce, acqua per esprimere il loro particolare modo di consistere in questo contesto. Nel Monumento Venezia alla Partigiana tale ricerca viene ripresa, portando a un esito costruito le letture di Venezia fatte da Sergio Bettini e Giuseppe Mazzariol, utilizzando la strategia di collocazione come atto critico, secondo una posizione debitrice alle teorizzazioni di Bruno Zevi, radicale nel sostenere che «[…] l’attività figurativa non è diretta che in casi eccezionali alla creazione poetica. Di norma, è operazione critica, commento più che invenzione» . La ricerca ha inoltre consentito di reperire quelli che possono essere indicati come i sei disegni scelti da Scarpa per illustrare la sua idea alla commissione del concorso — qui anch’essi per la prima volta pubblicati: disegni non conclusivi che non illustrano una soluzione univoca, risolta, ma che rispondono piuttosto a quel “progetto tentativo” che appartiene al modo di procedere di Scarpa, e che rende il senso della sua ricerca della venetianitas.
in corso di stampa Della natura anti-monumentale/prospettica/geometrica/classica di Venezia. L’allestimento di Carlo Scarpa per il Monumento Venezia alla Partigiana come riflessione sulla venetianitas
Maura Manzelle
2025-01-01
Abstract
Il progetto di Carlo Scarpa per il basamento della scultura La Partigiana di Augusto Murer ai Giardini della Biennale è noto. Mettendo però a confronto per la prima volta le fotografie del bozzetto della scultura su piedistallo presentato al concorso, i disegni per il piedistallo elaborati dallo stesso Murer— per la prima volta pubblicati — e quelli di Scarpa è possibile da un lato indagare il processo di elaborazione del progetto di collocazione, dall’altro sottolineare modi di sviluppare ed esprimere un pensiero critico sull’architettura — e la città — attraverso l’architettura . Il bozzetto e i disegni di Murer, infatti, pongono già i temi del sorreggere e porgere il corpo della partigiana, della ricerca della distanza dal suolo urbano — che è distanza di rispetto e cura —, dello sfondo dell’opera come elemento che ne consente la lettura. I disegni di Scarpa — che ricercano un luogo di collocazione del monumento non accettando quello stabilito dalla commissione del Concorso — coniugano quanto attraverso l’architettura — con le forme dell’eidos — può essere detto per esprimere il titolo stesso del Monumento — anch’esso, peraltro, oggetto di lunga elaborazione: Venezia alla Partigiana. Il piedistallo deve quindi esprimere Venezia, e con questo la venetianitas, per porgere La Partigiana di Murer, come omaggio di questa città alle azioni di chi è stato pronto a sacrificarsi anche per essa. Tale ricerca dei modi di esprimere le caratteristiche del territorio veneto — i suoi elementi, la sua luce, i suoi tempi — appartiene senza dubbio alla poetica di Scarpa che ne ha fatto specifico tema, ad esempio, nell’allestimento del Padiglione del Veneto Il senso del colore il governo delle acque, alla Mostra delle Regioni Italia '61 . Qui, insieme a Mario Deluigi, Scarpa ha utilizzato vetro, colori, mosaici, luce, acqua per esprimere il loro particolare modo di consistere in questo contesto. Nel Monumento Venezia alla Partigiana tale ricerca viene ripresa, portando a un esito costruito le letture di Venezia fatte da Sergio Bettini e Giuseppe Mazzariol, utilizzando la strategia di collocazione come atto critico, secondo una posizione debitrice alle teorizzazioni di Bruno Zevi, radicale nel sostenere che «[…] l’attività figurativa non è diretta che in casi eccezionali alla creazione poetica. Di norma, è operazione critica, commento più che invenzione» . La ricerca ha inoltre consentito di reperire quelli che possono essere indicati come i sei disegni scelti da Scarpa per illustrare la sua idea alla commissione del concorso — qui anch’essi per la prima volta pubblicati: disegni non conclusivi che non illustrano una soluzione univoca, risolta, ma che rispondono piuttosto a quel “progetto tentativo” che appartiene al modo di procedere di Scarpa, e che rende il senso della sua ricerca della venetianitas.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.