Il saggio propone una lettura critica di Giselle definito da Vittoria Ottolenghi come «balletto perfetto». A partire dalla versione di Mats Ek nel 1984, la storia di questo balletto si apre a nuove letture. Ma già a partire dallo studio seminale di Beaumont, si è fatta strada una interpretazione che ribalta l’assunto del trauma subìto dalla protagonista come immutabile (e da redimere), ma invece come accettazione di ciò che, nella vicenda traumatica di Giselle, resta ambiguo, misterioso e opaco. In questa nuova economia, i gesti di rottura e di rifiuto che sono di Giselle (soprattutto nel secondo atto) rappresentano una nuova forma di esistenza, di maturità di fronte al trauma, di una pedagogia capace non di rimozione né di cura ma di accettazione esistenziale.
Dark Giselle: traumatofilìa e pedagogia della rottura
Tomassini, Stefano
2024-01-01
Abstract
Il saggio propone una lettura critica di Giselle definito da Vittoria Ottolenghi come «balletto perfetto». A partire dalla versione di Mats Ek nel 1984, la storia di questo balletto si apre a nuove letture. Ma già a partire dallo studio seminale di Beaumont, si è fatta strada una interpretazione che ribalta l’assunto del trauma subìto dalla protagonista come immutabile (e da redimere), ma invece come accettazione di ciò che, nella vicenda traumatica di Giselle, resta ambiguo, misterioso e opaco. In questa nuova economia, i gesti di rottura e di rifiuto che sono di Giselle (soprattutto nel secondo atto) rappresentano una nuova forma di esistenza, di maturità di fronte al trauma, di una pedagogia capace non di rimozione né di cura ma di accettazione esistenziale.File | Dimensione | Formato | |
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