In Italia, fra l’inizio degli anni sessanta e la metà degli anni settanta del Novecento, assistiamo a uno scenario socioculturale duplice: se da un lato il boom economico eleva il consumismo a stile di vita, dall’altro esplodono i movimenti di massa e il clima di contestazione. Per quanto riguarda la comunicazione visiva, ci troviamo davanti alla contemporanea diffusione di agenzie di stampo americano e alla nascita di un fitto sistema editoriale costituito da riviste indipendenti. Questa esoeditoria, intesa come "tutta quella produzione editoriale esterna […] ai canali commerciali usuali e quindi non condizionata dal mercato e non controllabile dai detentori, più o meno occulti, del potere economico e politico” (Francisci, 1971), supporta e mette in mostra riflessioni e ricerche visuali attorno ai temi dell’arte, della poesia, della progettazione visiva e del linguaggio. Questi artefatti collettivi, prevalentemente prodotti attorno alle cerchie di neoavanguardia, rappresentano un’importante sintesi fra la sfera artistica e quella della comunicazione visiva e ci mostrano come il progetto si stesse espandendo verso direzioni alternative a quelle proposte dai modelli del periodo. Fra le riviste ricordiamo Tool, Marcatrè, Il Verri, Amodulo, Geiger, Malebolge, Tam Tam, Tèchne, Quindici e molte altre pubblicazioni nate attorno al Gruppo 63, al Gruppo 70 e ad altri nuclei intellettuali dell’epoca. È importante osservare come in questa fase si possano ritrovare sia delle figure ibride di “poeta-pittore-musicista-architetto-scultore-attore-grafico-regista” (Spatola, 1969) che seguono più fasi della realizzazione della rivista, sia collaborazioni fra diversi intellettuali provenienti da ambiti distinti. Il risultato, in entrambi i casi, è una forte contaminazione fra i linguaggi dell’arte e della comunicazione. Fra i progettisti grafici che collaborarono con i gruppi di neoavanguardia troviamo, tra gli altri, Magdalo Mussio, Franco Grignani, Giovanni Anceschi, Bruno Munari, Gianni Sassi e Pino Tovaglia. Ma anche altri designer, sebbene minormente coinvolti all’interno delle riviste, assorbirono le contaminazioni verbo-visive diffuse dall’esoeditoria: Giancarlo Iliprandi, Giulio Confalonieri, Ilio Negri, Giuseppe Trevisani e soprattutto AG Fronzoni. Il saggio vuole quindi analizzare come queste autoproduzioni morrissiane, etichettabili come Design Art (Pasca, 2018), non si siano limitate a contenere ricerche e sperimentazioni visive, ma abbiano contribuito a modificare il linguaggio della progettazione visiva di quegli anni. _________ In Italy, between the beginning of the 1960s and the mid-1970s, we witness a dual socio-cultural scenario: while on the one hand the economic boom elevated consumerism to a lifestyle, on the other, mass protest movements exploded. As concerns visual communication, we face the simultaneous spread of American-style agencies and the emergence of a dense publishing system of independent magazines. This “esoeditoria” includes “all that editorial production outside […] the usual commercial channels and therefore not conditioned by the market and not manageable by the holders […] of economic and political power” (Francisci, 1971), and it supports and showcases visual explorations and research around the themes of art, poetry, visual design, and linguistics. These collective artifacts, mainly produced around neo-avant-garde circles, represent an important synthesis between art and visual communication, illustrating how design was expanding towards alternative directions to those proposed by the models of that period. Key publications include Tool, Marcatrè, Il Verri, Amodulo, Geiger, Malebolge, Tam Tam, Tèchne, Quindici, and many other magazines that were born thanks to Gruppo 63, Gruppo 70, and other intellectual movements of the time. It is important to note how in this phase we can find both hybrid figures of “poet painter musician architect sculptor actor graphic director” (Spatola M., 1969) who follow several stages in the realization of the magazine, and collaborations between intellectuals from different fields. The result, in both cases, is a significant contamination between the languages of art and communication. Among the graphic designers collaborating with neo-avant-garde groups, we find Magdalo Mussio, Franco Grignani, Giovanni Anceschi, Bruno Munari, Gianni Sassi, and Pino Tovaglia. Also other designers of the period, although less directly involved in these magazines, absorbed the visual poetry contaminations spread by these editorial productions: Giancarlo Iliprandi, Giulio Confalonieri, Ilio Negri, Giuseppe Trevisani, and AG Fronzoni. The essay, therefore, aims to analyze how these self-published works, which can be labelled Design Art (Pasca, 2018), did not merely contain research and visual experimentation, but contributed to shaping and modifying the language of visual design in those years.

Contaminazioni verbo-visive : l'esoeditoria come incontro fra arte, progetto e società

Polo, Ludovica
2024-01-01

Abstract

In Italia, fra l’inizio degli anni sessanta e la metà degli anni settanta del Novecento, assistiamo a uno scenario socioculturale duplice: se da un lato il boom economico eleva il consumismo a stile di vita, dall’altro esplodono i movimenti di massa e il clima di contestazione. Per quanto riguarda la comunicazione visiva, ci troviamo davanti alla contemporanea diffusione di agenzie di stampo americano e alla nascita di un fitto sistema editoriale costituito da riviste indipendenti. Questa esoeditoria, intesa come "tutta quella produzione editoriale esterna […] ai canali commerciali usuali e quindi non condizionata dal mercato e non controllabile dai detentori, più o meno occulti, del potere economico e politico” (Francisci, 1971), supporta e mette in mostra riflessioni e ricerche visuali attorno ai temi dell’arte, della poesia, della progettazione visiva e del linguaggio. Questi artefatti collettivi, prevalentemente prodotti attorno alle cerchie di neoavanguardia, rappresentano un’importante sintesi fra la sfera artistica e quella della comunicazione visiva e ci mostrano come il progetto si stesse espandendo verso direzioni alternative a quelle proposte dai modelli del periodo. Fra le riviste ricordiamo Tool, Marcatrè, Il Verri, Amodulo, Geiger, Malebolge, Tam Tam, Tèchne, Quindici e molte altre pubblicazioni nate attorno al Gruppo 63, al Gruppo 70 e ad altri nuclei intellettuali dell’epoca. È importante osservare come in questa fase si possano ritrovare sia delle figure ibride di “poeta-pittore-musicista-architetto-scultore-attore-grafico-regista” (Spatola, 1969) che seguono più fasi della realizzazione della rivista, sia collaborazioni fra diversi intellettuali provenienti da ambiti distinti. Il risultato, in entrambi i casi, è una forte contaminazione fra i linguaggi dell’arte e della comunicazione. Fra i progettisti grafici che collaborarono con i gruppi di neoavanguardia troviamo, tra gli altri, Magdalo Mussio, Franco Grignani, Giovanni Anceschi, Bruno Munari, Gianni Sassi e Pino Tovaglia. Ma anche altri designer, sebbene minormente coinvolti all’interno delle riviste, assorbirono le contaminazioni verbo-visive diffuse dall’esoeditoria: Giancarlo Iliprandi, Giulio Confalonieri, Ilio Negri, Giuseppe Trevisani e soprattutto AG Fronzoni. Il saggio vuole quindi analizzare come queste autoproduzioni morrissiane, etichettabili come Design Art (Pasca, 2018), non si siano limitate a contenere ricerche e sperimentazioni visive, ma abbiano contribuito a modificare il linguaggio della progettazione visiva di quegli anni. _________ In Italy, between the beginning of the 1960s and the mid-1970s, we witness a dual socio-cultural scenario: while on the one hand the economic boom elevated consumerism to a lifestyle, on the other, mass protest movements exploded. As concerns visual communication, we face the simultaneous spread of American-style agencies and the emergence of a dense publishing system of independent magazines. This “esoeditoria” includes “all that editorial production outside […] the usual commercial channels and therefore not conditioned by the market and not manageable by the holders […] of economic and political power” (Francisci, 1971), and it supports and showcases visual explorations and research around the themes of art, poetry, visual design, and linguistics. These collective artifacts, mainly produced around neo-avant-garde circles, represent an important synthesis between art and visual communication, illustrating how design was expanding towards alternative directions to those proposed by the models of that period. Key publications include Tool, Marcatrè, Il Verri, Amodulo, Geiger, Malebolge, Tam Tam, Tèchne, Quindici, and many other magazines that were born thanks to Gruppo 63, Gruppo 70, and other intellectual movements of the time. It is important to note how in this phase we can find both hybrid figures of “poet painter musician architect sculptor actor graphic director” (Spatola M., 1969) who follow several stages in the realization of the magazine, and collaborations between intellectuals from different fields. The result, in both cases, is a significant contamination between the languages of art and communication. Among the graphic designers collaborating with neo-avant-garde groups, we find Magdalo Mussio, Franco Grignani, Giovanni Anceschi, Bruno Munari, Gianni Sassi, and Pino Tovaglia. Also other designers of the period, although less directly involved in these magazines, absorbed the visual poetry contaminations spread by these editorial productions: Giancarlo Iliprandi, Giulio Confalonieri, Ilio Negri, Giuseppe Trevisani, and AG Fronzoni. The essay, therefore, aims to analyze how these self-published works, which can be labelled Design Art (Pasca, 2018), did not merely contain research and visual experimentation, but contributed to shaping and modifying the language of visual design in those years.
2024
9791280884251
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