La stazione di Santa Maria Novella, il capolavoro di Giovanni Michelucci, una svolta concettuale nell'architettura del Fascismo. L’inaugurazione della stazione di Santa Maria Novella a Firenze, il 30 ottobre 1935, è contemporanea a quella della Biblioteca Nazionale fiorentina e segue di soli quattro anni quella della Stazione Centrale di Milano. La comparazione tra i tre edifici evidenzia la straordinaria novità del fabbricato ferroviario fiorentino. Progettato dal Gruppo Toscano – Nello Baroni, Pier Niccolò Berardi, Italo Gamberini, Sarre Guarnieri, Leonardo Lusanna – capeggiato da Giovanni Michelucci (1891-1990), il capolavoro dell’architettura italiana tra le due guerre nacque tra accese polemiche, contrasti ed esaltazioni categoriche: turbolenze che ne hanno accompagnato il destino per anni, fino a fissarne l’immagine nel presunto feticcio di un malinteso razionalismo italiano. L’impropria sacralizzazione critica ha costituito per mezzo secolo un vero e proprio ostacolo all’analisi testuale dell’edificio e alla conoscenza approfondita della sua storia. La stazione di Santa Maria Novella di Giovanni Michelucci e dei suoi giovani collaboratori è in realtà un nodo critico e una svolta concettuale dell’architettura del Fascismo. L’edificio infatti materializza la volontà modernizzatrice del Regime, impersonata dal colto e intraprendente segretario del Partito Fascista fiorentino, Alessandro Pavolini; rivela l’eccezionale talento costruttivo di Giovanni Michelucci, capace di misurarsi con la storia e la materia viva del costruire toscano; rappresenta in termini efficacissimi di propaganda il volto benevolo e modernizzatore del Fascismo “del consenso”. L’analisi ravvicinata del capolavoro architettonico e della sua storia, illustrato in lingua inglese e in tedesco, apre sorprendenti prospettive di conoscenza della realtà, non solo fiorentina ma italiana, di un periodo cruciale della nazione e dell’intera Europa.
‘La stazione di Firenze è bellissima’
Dulio, Roberto;Marandola, Marzia
Writing – Original Draft Preparation
2018-01-01
Abstract
La stazione di Santa Maria Novella, il capolavoro di Giovanni Michelucci, una svolta concettuale nell'architettura del Fascismo. L’inaugurazione della stazione di Santa Maria Novella a Firenze, il 30 ottobre 1935, è contemporanea a quella della Biblioteca Nazionale fiorentina e segue di soli quattro anni quella della Stazione Centrale di Milano. La comparazione tra i tre edifici evidenzia la straordinaria novità del fabbricato ferroviario fiorentino. Progettato dal Gruppo Toscano – Nello Baroni, Pier Niccolò Berardi, Italo Gamberini, Sarre Guarnieri, Leonardo Lusanna – capeggiato da Giovanni Michelucci (1891-1990), il capolavoro dell’architettura italiana tra le due guerre nacque tra accese polemiche, contrasti ed esaltazioni categoriche: turbolenze che ne hanno accompagnato il destino per anni, fino a fissarne l’immagine nel presunto feticcio di un malinteso razionalismo italiano. L’impropria sacralizzazione critica ha costituito per mezzo secolo un vero e proprio ostacolo all’analisi testuale dell’edificio e alla conoscenza approfondita della sua storia. La stazione di Santa Maria Novella di Giovanni Michelucci e dei suoi giovani collaboratori è in realtà un nodo critico e una svolta concettuale dell’architettura del Fascismo. L’edificio infatti materializza la volontà modernizzatrice del Regime, impersonata dal colto e intraprendente segretario del Partito Fascista fiorentino, Alessandro Pavolini; rivela l’eccezionale talento costruttivo di Giovanni Michelucci, capace di misurarsi con la storia e la materia viva del costruire toscano; rappresenta in termini efficacissimi di propaganda il volto benevolo e modernizzatore del Fascismo “del consenso”. L’analisi ravvicinata del capolavoro architettonico e della sua storia, illustrato in lingua inglese e in tedesco, apre sorprendenti prospettive di conoscenza della realtà, non solo fiorentina ma italiana, di un periodo cruciale della nazione e dell’intera Europa.File | Dimensione | Formato | |
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