Un’infrastruttura espositiva può assecondare o indirizzare i mutamenti di una città? Il case study della Biennale di Venezia - unica sopravvissuta del grande sistema ottocentesco, da cui desume l’aspirazione alla scala urbana, e modello per l’attuale espansione del circuito espositivo su scala globale – prova a rispondere a questo interrogativo. Attraverso l’analisi di alcuni momenti salienti della storia della Biennale, si propone un modello di ricerca per una storia dell’arte attenta alle tensioni del contesto leggibili attraverso il tessuto urbano. A partire dalle scelte iniziali di localizzazione sul waterfront, rispondenti alla nuova vocazione di Venezia come caso precoce di distretto culturale, alla Biennale 1948, quando l’intento di indirizzo democratico si traduce in precise topografie politiche all’interno dei Giardini, fino alla mappatura di un assetto geopolitico in progress, leggibile nell’articolazione e localizzazione degli spazi all'Arsenale o altri circuiti all’interno della città.//"Can an exhibition infrastructure accommodate or guide the transformations of a city? The case study of the Venice Biennale— the sole survivor of the grand 19th-century system, from which it derives its aspiration to an urban scale, and a model for the current global expansion of the exhibition circuit—attempts to answer this question. Through the analysis of key moments, a research model is proposed for an art history attentive to the tensions within the context, as discernible through the urban fabric. From the initial location choices along the waterfront, reflecting Venice's new role as an early example of a cultural district, to the 1948 Biennale, where the aim of democratic guidance translated into specific political topographies within the Giardini, to the mapping of an evolving geopolitical configuration, observable in the articulation and placement of spaces at the Arsenale and other circuits within the city.
La Biennale e Venezia. Spunti per una "topografia storico-artistica"
Castellani, Francesca
2025-01-01
Abstract
Un’infrastruttura espositiva può assecondare o indirizzare i mutamenti di una città? Il case study della Biennale di Venezia - unica sopravvissuta del grande sistema ottocentesco, da cui desume l’aspirazione alla scala urbana, e modello per l’attuale espansione del circuito espositivo su scala globale – prova a rispondere a questo interrogativo. Attraverso l’analisi di alcuni momenti salienti della storia della Biennale, si propone un modello di ricerca per una storia dell’arte attenta alle tensioni del contesto leggibili attraverso il tessuto urbano. A partire dalle scelte iniziali di localizzazione sul waterfront, rispondenti alla nuova vocazione di Venezia come caso precoce di distretto culturale, alla Biennale 1948, quando l’intento di indirizzo democratico si traduce in precise topografie politiche all’interno dei Giardini, fino alla mappatura di un assetto geopolitico in progress, leggibile nell’articolazione e localizzazione degli spazi all'Arsenale o altri circuiti all’interno della città.//"Can an exhibition infrastructure accommodate or guide the transformations of a city? The case study of the Venice Biennale— the sole survivor of the grand 19th-century system, from which it derives its aspiration to an urban scale, and a model for the current global expansion of the exhibition circuit—attempts to answer this question. Through the analysis of key moments, a research model is proposed for an art history attentive to the tensions within the context, as discernible through the urban fabric. From the initial location choices along the waterfront, reflecting Venice's new role as an early example of a cultural district, to the 1948 Biennale, where the aim of democratic guidance translated into specific political topographies within the Giardini, to the mapping of an evolving geopolitical configuration, observable in the articulation and placement of spaces at the Arsenale and other circuits within the city.File | Dimensione | Formato | |
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