Questo saggio analizza la Biennale di Venezia – la più longeva e imitata tra le grandi esposizioni internazionali – intrecciando la storia dell’arte con la storia della città. Un elemento centrale dell’indagine è la decisione di collocare l’Esposizione lungo il fronte lagunare dei Giardini: una scelta che la inserisce all’interno di una rete espositiva internazionale ma al contempo sembra mantenerla ai margini rispetto agli sviluppi infrastrutturali di Venezia nel XIX secolo e ai collegamenti con la terraferma. Ripercorrendo momenti cruciali delle trasformazioni reali o immaginate della Venezia ottocentesca, il saggio mira a correggere questo paradosso interpretativo, che tende a identificare il sistema dei Giardini come una eterotopia all’interno del tessuto urbano in evoluzione. In questa trama, anche il palinsesto dei padiglioni dei Giardini può essere riletto come un'anticipazione dello sviluppo urbano del Lido, fondamentale tassello per la successiva formazione della ≪Grande Venezia≫ in epoca fascista. Quest’ideologia, fondata su una rinnovata concezione imperialista e politica del dominio marittimo, trova espressione nell’iconografia delle prime edizioni della Biennale. // engl version: This essay examines the Venice Biennale – the longest and most emulated of major international exhibitions – by intertwining art history with the history of the city. A key focus is the decision to situate the Exhibition along the waterfront of the Giardini, a choice that positioned it within an international exhibitionary network while keeping it at the margins of Venice’s main infrastructural developments and connections to the mainland. By revisiting pivotal moments in the real or imagined transformations of nineteenth-century Venice, the essay repositions the heterotopia of the Giardini within the city’s evolving fabric. It explores the notion of the Giardini’s pavilion palimpsest as a precursor to the urban development of the Lido, ultimately contributing to the emergence of the ≪Greater Venice≫ vision. This ideology, rooted in a renewed imperialist and political conception of maritime dominion, finds expression in the iconography of the Biennale’s early editions.
La Biennale e Venezia. Spunti per una "topografia storico-artistica"
Castellani, Francesca
2025-01-01
Abstract
Questo saggio analizza la Biennale di Venezia – la più longeva e imitata tra le grandi esposizioni internazionali – intrecciando la storia dell’arte con la storia della città. Un elemento centrale dell’indagine è la decisione di collocare l’Esposizione lungo il fronte lagunare dei Giardini: una scelta che la inserisce all’interno di una rete espositiva internazionale ma al contempo sembra mantenerla ai margini rispetto agli sviluppi infrastrutturali di Venezia nel XIX secolo e ai collegamenti con la terraferma. Ripercorrendo momenti cruciali delle trasformazioni reali o immaginate della Venezia ottocentesca, il saggio mira a correggere questo paradosso interpretativo, che tende a identificare il sistema dei Giardini come una eterotopia all’interno del tessuto urbano in evoluzione. In questa trama, anche il palinsesto dei padiglioni dei Giardini può essere riletto come un'anticipazione dello sviluppo urbano del Lido, fondamentale tassello per la successiva formazione della ≪Grande Venezia≫ in epoca fascista. Quest’ideologia, fondata su una rinnovata concezione imperialista e politica del dominio marittimo, trova espressione nell’iconografia delle prime edizioni della Biennale. // engl version: This essay examines the Venice Biennale – the longest and most emulated of major international exhibitions – by intertwining art history with the history of the city. A key focus is the decision to situate the Exhibition along the waterfront of the Giardini, a choice that positioned it within an international exhibitionary network while keeping it at the margins of Venice’s main infrastructural developments and connections to the mainland. By revisiting pivotal moments in the real or imagined transformations of nineteenth-century Venice, the essay repositions the heterotopia of the Giardini within the city’s evolving fabric. It explores the notion of the Giardini’s pavilion palimpsest as a precursor to the urban development of the Lido, ultimately contributing to the emergence of the ≪Greater Venice≫ vision. This ideology, rooted in a renewed imperialist and political conception of maritime dominion, finds expression in the iconography of the Biennale’s early editions.File | Dimensione | Formato | |
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