Fin dagli anni ’90, la letteratura giuridica ha messo a fuoco il ruolo che la digitalizzazione può svolgere ai fini della tutela e della valorizzazione, anche intesa come sviluppo economico, del patrimonio culturale, motivo per cui si è avvertita l’esigenza della predisposizione di un quadro normativo in tema di diritto di riutilizzo delle informazioni nel settore in oggetto. L’evoluzione del dibattito sulla digitalizzazione, progredendo, ha inevitabilmente migrato verso altri profili connessi, su tutti la riproduzione e la circolazione delle immagini riguardanti beni culturali: tema che risulta di fondamentale importanza perché strettamente connesso al riuso di beni, sì di pubblico dominio, ma comunque di appartenenza a determinati soggetti pubblici, di frequente statali. Grazie alla digitalizzazione e alla più veloce circolazione di immagini relative ai beni culturali, sono molteplici gli interessi che vengono in gioco, ove si pensi che l’accesso da remoto a sua volta presuppone un’attività di manutenzione e aggiornamento dai costi non lievi; viene perciò in rilievo il “diritto alla cultura”, ma emergono anche esigenze di carattere economico/aziendale non molto dissimili da quelle che giustificano un corrispettivo per l’accesso fisico al luogo di cultura e ai beni in consegna. Il quadro così brevemente delineato si è recentemente arricchito di un nuovo strumento normativo, che merita attenzione sui concreti profili applicativi: il d.m. n. 161/2023 adottato dal MIC, che definisce le linee guida per determinare gli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi di concessione richiesti ai singoli richiedenti per la riproduzione dei beni culturali. Data la recente adozione, il decreto merita attenzione per valutarne l’impatto (positivo o negativo) sulla circolazione, riproduzione e valorizzazione delle immagini culturali digitalizzate.

La circolazione e il riuso delle riproduzioni digitali del patrimonio culturale pubblico

Torelli, Gabriele
2025-01-01

Abstract

Fin dagli anni ’90, la letteratura giuridica ha messo a fuoco il ruolo che la digitalizzazione può svolgere ai fini della tutela e della valorizzazione, anche intesa come sviluppo economico, del patrimonio culturale, motivo per cui si è avvertita l’esigenza della predisposizione di un quadro normativo in tema di diritto di riutilizzo delle informazioni nel settore in oggetto. L’evoluzione del dibattito sulla digitalizzazione, progredendo, ha inevitabilmente migrato verso altri profili connessi, su tutti la riproduzione e la circolazione delle immagini riguardanti beni culturali: tema che risulta di fondamentale importanza perché strettamente connesso al riuso di beni, sì di pubblico dominio, ma comunque di appartenenza a determinati soggetti pubblici, di frequente statali. Grazie alla digitalizzazione e alla più veloce circolazione di immagini relative ai beni culturali, sono molteplici gli interessi che vengono in gioco, ove si pensi che l’accesso da remoto a sua volta presuppone un’attività di manutenzione e aggiornamento dai costi non lievi; viene perciò in rilievo il “diritto alla cultura”, ma emergono anche esigenze di carattere economico/aziendale non molto dissimili da quelle che giustificano un corrispettivo per l’accesso fisico al luogo di cultura e ai beni in consegna. Il quadro così brevemente delineato si è recentemente arricchito di un nuovo strumento normativo, che merita attenzione sui concreti profili applicativi: il d.m. n. 161/2023 adottato dal MIC, che definisce le linee guida per determinare gli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi di concessione richiesti ai singoli richiedenti per la riproduzione dei beni culturali. Data la recente adozione, il decreto merita attenzione per valutarne l’impatto (positivo o negativo) sulla circolazione, riproduzione e valorizzazione delle immagini culturali digitalizzate.
2025
9791221507010
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