Il contributo indaga il concetto di Ostranenie – teorizzato da Viktor Šklovskij nel 1917 – non come figura retorica afferente alla critica letteraria, ma come pratica metodologica capace di sospendere l’automatismo percettivo e restituire allo spazio la pienezza dell’esperienza. In analogia con l’Informe descritto da Georges Bataille, lo scarto tra parola e cosa che emerge dallo straniamento si configura come strumento operativo capace di trasfigurare le relazioni tra soggetto e realtà. Questo iato, esemplificato dal completamento amodale evocato dalle opere di René Magritte, emerge dallo statuto teorico della selva, intesa non tanto come metafora di una natura incontrollabile e selvaggia, quanto piuttosto come dispositivo progettuale che disorienta lo sguardo, configura spazi a densità variabile, definisce e dissolve soglie e punti d’accesso. In questa prospettiva, il KAIT Workshop progettato da Junya Ishigami nel 2008 traduce in una sequenza di radure delimitate da una moltitudine di esili colonne metalliche il portato teorico dell’ostranenie, rendendo esperibile spazialmente il processo dello straniamento.
Straniamento
Zaupa, Davide;Bersani, Giulia.
2023-01-01
Abstract
Il contributo indaga il concetto di Ostranenie – teorizzato da Viktor Šklovskij nel 1917 – non come figura retorica afferente alla critica letteraria, ma come pratica metodologica capace di sospendere l’automatismo percettivo e restituire allo spazio la pienezza dell’esperienza. In analogia con l’Informe descritto da Georges Bataille, lo scarto tra parola e cosa che emerge dallo straniamento si configura come strumento operativo capace di trasfigurare le relazioni tra soggetto e realtà. Questo iato, esemplificato dal completamento amodale evocato dalle opere di René Magritte, emerge dallo statuto teorico della selva, intesa non tanto come metafora di una natura incontrollabile e selvaggia, quanto piuttosto come dispositivo progettuale che disorienta lo sguardo, configura spazi a densità variabile, definisce e dissolve soglie e punti d’accesso. In questa prospettiva, il KAIT Workshop progettato da Junya Ishigami nel 2008 traduce in una sequenza di radure delimitate da una moltitudine di esili colonne metalliche il portato teorico dell’ostranenie, rendendo esperibile spazialmente il processo dello straniamento.File | Dimensione | Formato | |
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