Restauri impropri, trasformazioni architettoniche e limiti delle tradizionali metodologie di analisi rischiano di alterare la percezione e lo studio delle quadrature prospettiche. Comprendere l’intento visivo di opere come la decorazione della Cappella del Doge nel Palazzo Ducale di Genova richiede strumenti capaci di restituire con esattezza la logica spaziale progettata dagli artisti. La fotogrammetria e la modellazione tridimensionale permettono di superare l’ambiguità delle sole osservazioni dirette, rivelando distorsioni intenzionali, punti di fuga e anomalie introdotte nei secoli. Il confronto tra spazio reale e spazio dipinto si traduce in una lettura più profonda della strategia prospettica adottata da Giovanni Battista Carlone, evidenziando come la percezione fosse calibrata su precise coordinate visive. Al contempo, la restituzione digitale diventa strumento di tutela: il monitoraggio delle superfici pittoriche consente di individuare degradi altrimenti invisibili e di tracciare l’evoluzione materiale dell’opera. Oltre a ridefinire i confini della ricerca, queste metodologie delineano nuove forme di accesso e fruizione, ampliando la comprensione di un patrimonio concepito per essere visto in un preciso equilibrio tra realtà e illusione.
L’architettura dell’inganno: studio prospettico e modellazione digitale della Cappella del Doge di Genova = Architecture and Deception: Perspective Studies and Digital Modeling of the Doge’s Chapel in Genoa
Calandriello, Antonio
;Casarano, Gabriele
2025-01-01
Abstract
Restauri impropri, trasformazioni architettoniche e limiti delle tradizionali metodologie di analisi rischiano di alterare la percezione e lo studio delle quadrature prospettiche. Comprendere l’intento visivo di opere come la decorazione della Cappella del Doge nel Palazzo Ducale di Genova richiede strumenti capaci di restituire con esattezza la logica spaziale progettata dagli artisti. La fotogrammetria e la modellazione tridimensionale permettono di superare l’ambiguità delle sole osservazioni dirette, rivelando distorsioni intenzionali, punti di fuga e anomalie introdotte nei secoli. Il confronto tra spazio reale e spazio dipinto si traduce in una lettura più profonda della strategia prospettica adottata da Giovanni Battista Carlone, evidenziando come la percezione fosse calibrata su precise coordinate visive. Al contempo, la restituzione digitale diventa strumento di tutela: il monitoraggio delle superfici pittoriche consente di individuare degradi altrimenti invisibili e di tracciare l’evoluzione materiale dell’opera. Oltre a ridefinire i confini della ricerca, queste metodologie delineano nuove forme di accesso e fruizione, ampliando la comprensione di un patrimonio concepito per essere visto in un preciso equilibrio tra realtà e illusione.File | Dimensione | Formato | |
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