Due sostantivi, o meglio due modalità di organizzazione del pensiero e dello spazio, indirizzano l’impalcatura narrativa, le metodologie di ricerca, le strategie progettuali e le speculazioni teoriche di questo testo: la giustapposizione [I] e la ridondanza [II]. Il primo termine [I], nella definizione riportata dal vocabolario Treccani, invita a “mettere accanto, accostare due o più elementi, senza che essi si uniscano strettamente o si fondano insieme”, sia nella loro compagine materiale che nel loro apparato concettuale. Il secondo sostantivo [II], invece, rimanda alle “caratteristiche proprie di un impianto o di un’apparecchiatura nella quale, per aumentarne l’affidabilità, si sono disposti svariati elementi in grado di svolgere la medesima funzione”, a formare un organismo capace di resistere al danneggiamento o alla dissoluzione di parte delle sue componenti. Inseguendo il compito affidato a questi termini i seguenti paragrafi avvicinano [I] i princìpi e i teoremi derivanti dalla formalizzazione matematica delle traiettorie di volo degli storni [x] – descrivibili mediante funzioni di campo – alle strutture spaziali di un progetto, di un’immagine di città costituita dall’accumulo e dall’accatastamento di un catalogo di figure urbane e tipologie architettoniche precisamente categorizzate, iterative e tra loro interdipendenti [y]. In particolare, le teorie di campo [x] che emergono dagli studi sulla complessità del premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi (2021) giustappongono [I] i propri enunciati e i propri assiomi a una peculiare “piastra di Petri” [y] progettata da Hiroshi Hara nel 1992 – il 500Mx500Mx500M Cube. Dalla collisione, o più precisamente dalla giustapposizione [I] di questi due immaginari [x-y], derivano le strutture e le figure di pensiero che il seguente testo assume al contempo come princìpi teorici e come strategie operative per indagare il ruolo del progetto all’interno del paradigma della post sostenibilità.

In ridondanza. 500Mx500Mx500M Cube

Zaupa, Davide
2025-01-01

Abstract

Due sostantivi, o meglio due modalità di organizzazione del pensiero e dello spazio, indirizzano l’impalcatura narrativa, le metodologie di ricerca, le strategie progettuali e le speculazioni teoriche di questo testo: la giustapposizione [I] e la ridondanza [II]. Il primo termine [I], nella definizione riportata dal vocabolario Treccani, invita a “mettere accanto, accostare due o più elementi, senza che essi si uniscano strettamente o si fondano insieme”, sia nella loro compagine materiale che nel loro apparato concettuale. Il secondo sostantivo [II], invece, rimanda alle “caratteristiche proprie di un impianto o di un’apparecchiatura nella quale, per aumentarne l’affidabilità, si sono disposti svariati elementi in grado di svolgere la medesima funzione”, a formare un organismo capace di resistere al danneggiamento o alla dissoluzione di parte delle sue componenti. Inseguendo il compito affidato a questi termini i seguenti paragrafi avvicinano [I] i princìpi e i teoremi derivanti dalla formalizzazione matematica delle traiettorie di volo degli storni [x] – descrivibili mediante funzioni di campo – alle strutture spaziali di un progetto, di un’immagine di città costituita dall’accumulo e dall’accatastamento di un catalogo di figure urbane e tipologie architettoniche precisamente categorizzate, iterative e tra loro interdipendenti [y]. In particolare, le teorie di campo [x] che emergono dagli studi sulla complessità del premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi (2021) giustappongono [I] i propri enunciati e i propri assiomi a una peculiare “piastra di Petri” [y] progettata da Hiroshi Hara nel 1992 – il 500Mx500Mx500M Cube. Dalla collisione, o più precisamente dalla giustapposizione [I] di questi due immaginari [x-y], derivano le strutture e le figure di pensiero che il seguente testo assume al contempo come princìpi teorici e come strategie operative per indagare il ruolo del progetto all’interno del paradigma della post sostenibilità.
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