Il contributo prende avvio dall’analisi del Piano Regolatore Generale di Urbino progettato da Giancarlo De Carlo tra il 1958 e il 1964, per riflettere sullo scarto tra la previsione demografica di espansione urbana e l’effettiva riduzione della popolazione. Se la modernità architettonica ha ampiamente teorizzato e progettato per il grande numero, questo saggio si concentra invece sulla condizione opposta: il piccolo numero. In questo scenario l’assenza dell’avversario previsto costringe l’architettura a riformulare le proprie strategie: non più dispositivi di contenimento e occupazione, ma forme di attesa, di sospensione e di presidio. Attraverso il caso della Pineta, progettata da De Carlo come un avamposto a nord del centro storico di Urbino, il testo esplora la possibilità che il progetto diventi un dispositivo di delimitazione spaziale e temporale, capace di strutturare l’attesa come condizione attiva. Il confronto con il cortometraggio La forma della città di Pier Paolo Pasolini, dedicato alla difesa dell’immagine urbana di Orte, consente di distinguere tra una strategia conclusiva e conservativa dello spazio e un approccio direzionale e aperto. Il piccolo numero, da questa prospettiva, non è una riduzione quantitativa, ma un principio di progettazione per uno spazio ereditato, sovradimensionato, eppure denso di possibilità latenti. Progettare l’attesa diventa così un modo per tracciare confini, definire e articolare linee di fuga in un territorio in cui l’espansione ha mancato l’appuntamento con la storia.
Progettare l’attesa. Strategie per difendere lo spazio da un avversario assente
Bersani, Giulia
2025-01-01
Abstract
Il contributo prende avvio dall’analisi del Piano Regolatore Generale di Urbino progettato da Giancarlo De Carlo tra il 1958 e il 1964, per riflettere sullo scarto tra la previsione demografica di espansione urbana e l’effettiva riduzione della popolazione. Se la modernità architettonica ha ampiamente teorizzato e progettato per il grande numero, questo saggio si concentra invece sulla condizione opposta: il piccolo numero. In questo scenario l’assenza dell’avversario previsto costringe l’architettura a riformulare le proprie strategie: non più dispositivi di contenimento e occupazione, ma forme di attesa, di sospensione e di presidio. Attraverso il caso della Pineta, progettata da De Carlo come un avamposto a nord del centro storico di Urbino, il testo esplora la possibilità che il progetto diventi un dispositivo di delimitazione spaziale e temporale, capace di strutturare l’attesa come condizione attiva. Il confronto con il cortometraggio La forma della città di Pier Paolo Pasolini, dedicato alla difesa dell’immagine urbana di Orte, consente di distinguere tra una strategia conclusiva e conservativa dello spazio e un approccio direzionale e aperto. Il piccolo numero, da questa prospettiva, non è una riduzione quantitativa, ma un principio di progettazione per uno spazio ereditato, sovradimensionato, eppure denso di possibilità latenti. Progettare l’attesa diventa così un modo per tracciare confini, definire e articolare linee di fuga in un territorio in cui l’espansione ha mancato l’appuntamento con la storia.| File | Dimensione | Formato | |
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