Nelle parole rivolte dal Principe di Salina al cavaliere Aimone di Chevalley di Monterzuolo, emissario del nuovo Regno d’Italia, il carattere vanitoso dei Siciliani parrebbe offuscare il loro stato di miseria materiale e immateriale: la vanità sembrerebbe uno strumento adeguato per spegnere la consapevolezza della propria miseria. D’altronde, miseria e vanità sono le condizioni estreme – almeno in apparenza – con le quali si qualifica una qualsiasi esistenza dell’essere umano. Siamo tutti, in fondo, dinanzi a “la miseria dell’irreversibile e la vanità di tutte le cose”, e lo siamo anzitutto in un mondo in cui, quali misérables, se non attraverso la pelle dell’anima della vanità non abbiamo i mezzi per abitare.
Miseria e vanità
Andrea Pastorello
2025-01-01
Abstract
Nelle parole rivolte dal Principe di Salina al cavaliere Aimone di Chevalley di Monterzuolo, emissario del nuovo Regno d’Italia, il carattere vanitoso dei Siciliani parrebbe offuscare il loro stato di miseria materiale e immateriale: la vanità sembrerebbe uno strumento adeguato per spegnere la consapevolezza della propria miseria. D’altronde, miseria e vanità sono le condizioni estreme – almeno in apparenza – con le quali si qualifica una qualsiasi esistenza dell’essere umano. Siamo tutti, in fondo, dinanzi a “la miseria dell’irreversibile e la vanità di tutte le cose”, e lo siamo anzitutto in un mondo in cui, quali misérables, se non attraverso la pelle dell’anima della vanità non abbiamo i mezzi per abitare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



