Risemantizzare l’abbandono all’interno delle pratiche e delle teorie dell’architettura richiede un primo sforzo di allontanamento dal referente a cui si è portati a pensare. Richiede, dunque, un sovvertimento à la Bataille che rimesti il senso comune per riancorarsi alla certezza della sua radice; e implica, allora, uno slittamento dalla categoria dell’estetica a quella del politico. L’abbandono a cui ci riferiamo non è quindi la condizione (quale stato fisico) di un dimesso territorio dell’architettura, ma la condizione (quale “dirsi con”) dell’essere nello spazio. Il progetto è una strategia di messa al bando grazie al quale l’abitante si affida alla propria architettura che altro non è che un genius secolarizzato. Abitare sarà dunque un essere prigioniero, un nancyano essere abbandonato, un agambeniano essere abitato.
Abbandono
Andrea Pastorello
2023-01-01
Abstract
Risemantizzare l’abbandono all’interno delle pratiche e delle teorie dell’architettura richiede un primo sforzo di allontanamento dal referente a cui si è portati a pensare. Richiede, dunque, un sovvertimento à la Bataille che rimesti il senso comune per riancorarsi alla certezza della sua radice; e implica, allora, uno slittamento dalla categoria dell’estetica a quella del politico. L’abbandono a cui ci riferiamo non è quindi la condizione (quale stato fisico) di un dimesso territorio dell’architettura, ma la condizione (quale “dirsi con”) dell’essere nello spazio. Il progetto è una strategia di messa al bando grazie al quale l’abitante si affida alla propria architettura che altro non è che un genius secolarizzato. Abitare sarà dunque un essere prigioniero, un nancyano essere abbandonato, un agambeniano essere abitato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



