Il monumentale telero La Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto a opera di Gentile Bellini – iniziato nel 1504 e completato nel 1507, dopo la sua morte, dal fratello Giovanni – si offre come straordinario esempio di soglia figurativa e culturale per la Venezia del primo Cinquecento. Commissionata dalla Scuola Grande di San Marco, l’opera rappresenta il culmine del ciclo agiografico dedicato al Santo: l’ultimo appassionato sermone nella piazza di Alessandria prima del martirio. Fonti successive, in primis Vasari, identificano l’ambientazione del dipinto non come Alessandria ma come Costantinopoli, tuttavia, l’ambientazione esotica non attenua in alcun modo il senso di familiarità che l’opera suscita: appare infatti evidente all’osservatore che la grandiosa architettura che fa da sfondo alla – e domina la – narrazione agiografica, si configura non già come raffigurazione realistica o capriccio d’invenzione, bensì come una sofisticata elaborazione della Basilica di San Marco. L’architettura della Predica è efficace sintesi della facies marciana: la Basilica, dipinta così com’era al tempo dei Bellini, integra elementi provenienti dalle fasi precedenti della sua fabrica nonché della recente facciata codussiana della Scuola Grande di San Marco, sede a cui il telero è destinato. Al contempo, il maestoso fondale si configura come un complesso palinsesto di rimandi a mondi altri, veri o d’invenzione. Un immaginario egiziano e insieme bizantino e romano, plasma l’immagine di colonne, obelischi, fari e altri elementi architettonici. In questo senso, l’architettura dipinta dai Bellini è un manifesto culturale della translatio e inventio del corpo di San Marco, incorporando luoghi e simboli cruciali per un’epoca segnata da rottura e distanza, avvicinamento e incorporazione con il Levante. L’opera dei Bellini si rivela così come esempio paradigmatico del sofisticato processo di mitogenesi di Venezia, attraverso cui la città si costruisce come altera Roma e come vera erede dell’Antico.
La predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto, di Gentile e Giovanni Bellini. Un’analisi iconologica della facies bizantina di San Marco
Giulia Zanon
2025-01-01
Abstract
Il monumentale telero La Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto a opera di Gentile Bellini – iniziato nel 1504 e completato nel 1507, dopo la sua morte, dal fratello Giovanni – si offre come straordinario esempio di soglia figurativa e culturale per la Venezia del primo Cinquecento. Commissionata dalla Scuola Grande di San Marco, l’opera rappresenta il culmine del ciclo agiografico dedicato al Santo: l’ultimo appassionato sermone nella piazza di Alessandria prima del martirio. Fonti successive, in primis Vasari, identificano l’ambientazione del dipinto non come Alessandria ma come Costantinopoli, tuttavia, l’ambientazione esotica non attenua in alcun modo il senso di familiarità che l’opera suscita: appare infatti evidente all’osservatore che la grandiosa architettura che fa da sfondo alla – e domina la – narrazione agiografica, si configura non già come raffigurazione realistica o capriccio d’invenzione, bensì come una sofisticata elaborazione della Basilica di San Marco. L’architettura della Predica è efficace sintesi della facies marciana: la Basilica, dipinta così com’era al tempo dei Bellini, integra elementi provenienti dalle fasi precedenti della sua fabrica nonché della recente facciata codussiana della Scuola Grande di San Marco, sede a cui il telero è destinato. Al contempo, il maestoso fondale si configura come un complesso palinsesto di rimandi a mondi altri, veri o d’invenzione. Un immaginario egiziano e insieme bizantino e romano, plasma l’immagine di colonne, obelischi, fari e altri elementi architettonici. In questo senso, l’architettura dipinta dai Bellini è un manifesto culturale della translatio e inventio del corpo di San Marco, incorporando luoghi e simboli cruciali per un’epoca segnata da rottura e distanza, avvicinamento e incorporazione con il Levante. L’opera dei Bellini si rivela così come esempio paradigmatico del sofisticato processo di mitogenesi di Venezia, attraverso cui la città si costruisce come altera Roma e come vera erede dell’Antico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



