Il contributo a questo convegno si concentra sul rapporto tra "durezza" insediativa e "tenerezza" dello spazio per abitare. La citazione, volutamente ironica, della poesia di Boris Vian è indirettamente riferita alla tradizione del progetto urbano italiano, grande famiglia poliforme dlla quale tutti discendiamo e dalla sua perdita di contatto con la tradizione moderna della ricerca sul tipo. La necessità di considerare la strategia insediativa come centrale non deve far dimenticare che lo sviluppo del progetto deve correggere possibili difficoltà abitative che il disegno di paesaggio può comportare. Il conflitto tra "Topologia e Tipologia" diviene quindi il campo per leggere l'innovazione della ricerca in architettura nel secondo dopoguerra. Un conflitto salutare nel quale l'idea di tipo si libera dei grumi del "modello" aderendo alla sua natura profonda di palinsesto, riuscendo così ad innovarsi per ragioni specifiche e irripetibili quali l'esserci in un determinato lupogo e in un determinato tempo. Dal rapporto tra topos e tipo nasce, a mio parere il meglio dell'innovazione del secondo dopoguerra europeo e in esso risiede il filo rosso della tradizione del Moderno, senza perdere di vista il rapporto con la storia.

"j'aime la vie parce que c'est jolie"

GALANTINO, MAURO
2011-01-01

Abstract

Il contributo a questo convegno si concentra sul rapporto tra "durezza" insediativa e "tenerezza" dello spazio per abitare. La citazione, volutamente ironica, della poesia di Boris Vian è indirettamente riferita alla tradizione del progetto urbano italiano, grande famiglia poliforme dlla quale tutti discendiamo e dalla sua perdita di contatto con la tradizione moderna della ricerca sul tipo. La necessità di considerare la strategia insediativa come centrale non deve far dimenticare che lo sviluppo del progetto deve correggere possibili difficoltà abitative che il disegno di paesaggio può comportare. Il conflitto tra "Topologia e Tipologia" diviene quindi il campo per leggere l'innovazione della ricerca in architettura nel secondo dopoguerra. Un conflitto salutare nel quale l'idea di tipo si libera dei grumi del "modello" aderendo alla sua natura profonda di palinsesto, riuscendo così ad innovarsi per ragioni specifiche e irripetibili quali l'esserci in un determinato lupogo e in un determinato tempo. Dal rapporto tra topos e tipo nasce, a mio parere il meglio dell'innovazione del secondo dopoguerra europeo e in esso risiede il filo rosso della tradizione del Moderno, senza perdere di vista il rapporto con la storia.
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