La qualità dell’abitare passa attraverso le peculiarità dello spazio prossimo, “esterno” all’abitazione: lo spazio pubblico è alla base di tale qualità ed elemento chiave per risolvere o evitare taluni conflitti della vita urbana e consentire una socialità pacifica e produttiva per la crescita della comunità degli abitanti. La crisi dell’abitare contemporaneo si misura pertanto sui suoi spazi collettivi. La tesi generale viene verificata su Villaseta, quartiere satellite di Agrigento: un innovativo progetto razionalista in un sito pieno di opportunità (archeologiche, paesaggistiche, ambientali), ed esemplare per molte ragioni. Tra queste la sua realizzazione come risposta pubblica alla grave emergenza causata dalla frana del 1966 (che distrusse l’intero quartiere storico di Rabato), fatto che, dati i recenti gravi avvenimenti, rende Villaseta una testimonianza privilegiata ed importante. Soprattutto se vista tramite l’evoluzione sociale e il fallimento che ha coinvolto il quartiere in 40 anni di vita: l’isolamento, il degrado fisico e la depressione socioeconomica in cui si trova oggi hanno radici profonde e differenziate. In primis il “trauma sociale” dell’abbandono forzato del proprio ambiente, uno spazio vissuto, denso e stratificato (anche se spesso insalubre), per il reinserimento in una nuova piccola città elegante ma lontana, sia fisicamente che dai modelli urbani riconosciuti da quella popolazione. A Villaseta si sente la forte necessità di creare una complessità urbana che sappia trasformare i non-luoghi oggi presenti in luoghi vitali, identitari e condivisi. L’approccio che identifica l’azione diversificata sullo spazio pubblico (forme, relazioni, significato, complessità, usi…) come una delle priorità dell’attuale riqualificazione urbana sostenibile, soprattutto rivolta ai quartieri residenziali, ha diverse argomentazioni (Hertzberger, Habraken, Bauman, Ingersoll, Kroll, Calzolaretti). Molti gli studi che già dagli anni ’60 analizzano lo spazio pubblico, interpretandolo come creatore di socialità urbana, di riconoscibilità, basilare connettivo tra edifici e non più mero spazio residuale (Jacobs, Chermayeff, Alexander, Lynch, Gehl). Tra le soluzioni proposte vi è la densificazione: l’aumento della bassa densità abitativa e di quella d’uso, cioè dell’intensità delle relazioni urbane. Per ottenere ciò il non-luogo, il vuoto urbano dequalificante, da problema diventa risorsa (Schittich, Fernandez, Mozas, Caudo, Reale). Saranno presentate alcune proposte operative e progettuali elaborate nel DU dello IUAV di Venezia, miranti al coinvolgimento degli abitanti e allo sviluppo di un senso d’appartenenza ai luoghi, partendo dai fenomeni spontanei di appropriazione e autorecupero degli spazi abbandonati, attraverso la riarticolazione dimensionale di edifici e loro usi, la conformazione e riconoscibilità spaziale dei nodi d’aggregazione, la loro gestione, i simboli e le identità, la valorizzazione delle risorse locali.

Spazio pubblico e modelli urbani (ir)riconoscibili

DE MATTEIS, MILENA;SARDENA, ANDREA
2010-01-01

Abstract

La qualità dell’abitare passa attraverso le peculiarità dello spazio prossimo, “esterno” all’abitazione: lo spazio pubblico è alla base di tale qualità ed elemento chiave per risolvere o evitare taluni conflitti della vita urbana e consentire una socialità pacifica e produttiva per la crescita della comunità degli abitanti. La crisi dell’abitare contemporaneo si misura pertanto sui suoi spazi collettivi. La tesi generale viene verificata su Villaseta, quartiere satellite di Agrigento: un innovativo progetto razionalista in un sito pieno di opportunità (archeologiche, paesaggistiche, ambientali), ed esemplare per molte ragioni. Tra queste la sua realizzazione come risposta pubblica alla grave emergenza causata dalla frana del 1966 (che distrusse l’intero quartiere storico di Rabato), fatto che, dati i recenti gravi avvenimenti, rende Villaseta una testimonianza privilegiata ed importante. Soprattutto se vista tramite l’evoluzione sociale e il fallimento che ha coinvolto il quartiere in 40 anni di vita: l’isolamento, il degrado fisico e la depressione socioeconomica in cui si trova oggi hanno radici profonde e differenziate. In primis il “trauma sociale” dell’abbandono forzato del proprio ambiente, uno spazio vissuto, denso e stratificato (anche se spesso insalubre), per il reinserimento in una nuova piccola città elegante ma lontana, sia fisicamente che dai modelli urbani riconosciuti da quella popolazione. A Villaseta si sente la forte necessità di creare una complessità urbana che sappia trasformare i non-luoghi oggi presenti in luoghi vitali, identitari e condivisi. L’approccio che identifica l’azione diversificata sullo spazio pubblico (forme, relazioni, significato, complessità, usi…) come una delle priorità dell’attuale riqualificazione urbana sostenibile, soprattutto rivolta ai quartieri residenziali, ha diverse argomentazioni (Hertzberger, Habraken, Bauman, Ingersoll, Kroll, Calzolaretti). Molti gli studi che già dagli anni ’60 analizzano lo spazio pubblico, interpretandolo come creatore di socialità urbana, di riconoscibilità, basilare connettivo tra edifici e non più mero spazio residuale (Jacobs, Chermayeff, Alexander, Lynch, Gehl). Tra le soluzioni proposte vi è la densificazione: l’aumento della bassa densità abitativa e di quella d’uso, cioè dell’intensità delle relazioni urbane. Per ottenere ciò il non-luogo, il vuoto urbano dequalificante, da problema diventa risorsa (Schittich, Fernandez, Mozas, Caudo, Reale). Saranno presentate alcune proposte operative e progettuali elaborate nel DU dello IUAV di Venezia, miranti al coinvolgimento degli abitanti e allo sviluppo di un senso d’appartenenza ai luoghi, partendo dai fenomeni spontanei di appropriazione e autorecupero degli spazi abbandonati, attraverso la riarticolazione dimensionale di edifici e loro usi, la conformazione e riconoscibilità spaziale dei nodi d’aggregazione, la loro gestione, i simboli e le identità, la valorizzazione delle risorse locali.
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