Nell’opera di Andrea Palladio si può talvolta cogliere la volontà d’innestare motivi costruttivi tratti dal mondo antico, sia pur mediati dalle rielaborazioni sperimentate nel primo Cinquecento a Roma e nel Veneto. È il caso dell’architrave tripartito, formato da un elemento centrale connesso a due mensole laterali mediante giunzioni inclinate, proposte nelle logge dei palazzi Chiericati e Valmarana e nelle architavature connesse alle pareti nelle facciate della chiesa di San Francesco della Vigna e di palazzo Barbaran da Porto. La fonte di tali realizzazioni va ricercata non tanto negli sparuti casi medievali veneti (gli Eremitani a Padova, il monumento a Vettor Cappello di Sant’Elena a Venezia), quanto nei modelli antichi (Mercati Traianei, Giove Statore, Basilica Æmilia, Anfiteatro di Pola) e in alcune loro reinterpretazioni romane (Palazzo Massimo alle colonne) e veneziane (Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa) del primo Cinquecento. Dopo Andrea Palladio l’architrave tripartito, nelle forme da lui perfezionate e fissate, verrà adottato senza riserve dalla cultura edificatoria veneta, trovando posto anche nella trattatistica. La suddivisione della membratura, in grado di sopportare disarticolazioni pronunciate conservando l’efficienza strutturale, sarà particolarmente apprezzata dai costruttori lagunari, che vi riconosceranno le capacità di assorbire senza danni gli onnipresenti cedimenti sofferti dalle fabbriche dell’estuario.
Il motivo costruttivo dell’architrave tripartito in Andrea Palladio: fonti e modelli
PIANA, MARIO
2008-01-01
Abstract
Nell’opera di Andrea Palladio si può talvolta cogliere la volontà d’innestare motivi costruttivi tratti dal mondo antico, sia pur mediati dalle rielaborazioni sperimentate nel primo Cinquecento a Roma e nel Veneto. È il caso dell’architrave tripartito, formato da un elemento centrale connesso a due mensole laterali mediante giunzioni inclinate, proposte nelle logge dei palazzi Chiericati e Valmarana e nelle architavature connesse alle pareti nelle facciate della chiesa di San Francesco della Vigna e di palazzo Barbaran da Porto. La fonte di tali realizzazioni va ricercata non tanto negli sparuti casi medievali veneti (gli Eremitani a Padova, il monumento a Vettor Cappello di Sant’Elena a Venezia), quanto nei modelli antichi (Mercati Traianei, Giove Statore, Basilica Æmilia, Anfiteatro di Pola) e in alcune loro reinterpretazioni romane (Palazzo Massimo alle colonne) e veneziane (Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa) del primo Cinquecento. Dopo Andrea Palladio l’architrave tripartito, nelle forme da lui perfezionate e fissate, verrà adottato senza riserve dalla cultura edificatoria veneta, trovando posto anche nella trattatistica. La suddivisione della membratura, in grado di sopportare disarticolazioni pronunciate conservando l’efficienza strutturale, sarà particolarmente apprezzata dai costruttori lagunari, che vi riconosceranno le capacità di assorbire senza danni gli onnipresenti cedimenti sofferti dalle fabbriche dell’estuario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.