Saggio sull'uso della luce e del colore nella genesi del progetto di Carlo Scarpa relativo al Padiglione del Libro costruito per la Biennale di Venezia. Il saggio indaga uno dei progetti veneziani meno conosciuti dell’architetto Carlo Scarpa. Il Padiglione dei Libri, realizzato nel 1950 per la Biennale di Venezia all’interno dei Giardini a Sant’Elena, fu commissionato e sostenuto finanziariamente da Carlo Cardazzo animatore di una famosa Galleria d’Arte veneziana: la Galleria del Cavallino. Il Padiglione è stato distrutto da un incendio nel 1984, tuttavia l’analisi puntuale del progetto, condotta ora attraverso il ridisegno dell’intero edificio, ha permesso di evidenziare due aspetti cruciali nella progettazione scarpiana: l’utilizzo simbiotico degli stilemi wrightiani assieme a precedenti riferimenti neoplastici; l’accurata e simbolica disposizione delle sorgenti luminose nel piccolo edificio. Il primo aspetto rinvia all’evoluzione del linguaggio di Scarpa dalla cultura nord europea a quella organica di Frank Lloyd Wright. Il secondo dimostra invece la particolare sensibilità di Carlo Scarpa nei confronti della luce intesa come elemento fondativo della percezione dello spazio costruito. Questo secondo aspetto, più originale, costituisce in ultima analisi un elemento cruciale nella definizione complessiva delle sue future scelte progettuali. Il tema della relazione fra gli spazi e la luce è simile a quello affrontato in modo ancor più complesso nell’ampliamento della nota Gipsoteca Canoviana di Possagno (Tv) e rimarrà in seguito a connotare l’originale approccio di Scarpa alla definizione dei suoi volumi architettonici. Il Padiglione del Libro costituisce quindi una “prima lezione”, un’idea di approccio al tema della progettazione per gli spazi espositivi che culminerà qualche anno dopo con la virtuosistica realizzazione del Padiglione del Venezuela, sempre nei giardini della Biennale, sintesi matura del processo compositivo scarpiano già enucleato nel piccolo Padiglione del Libro.
A small pavillion for books
BERTAN, FIORENZO
2010-01-01
Abstract
Saggio sull'uso della luce e del colore nella genesi del progetto di Carlo Scarpa relativo al Padiglione del Libro costruito per la Biennale di Venezia. Il saggio indaga uno dei progetti veneziani meno conosciuti dell’architetto Carlo Scarpa. Il Padiglione dei Libri, realizzato nel 1950 per la Biennale di Venezia all’interno dei Giardini a Sant’Elena, fu commissionato e sostenuto finanziariamente da Carlo Cardazzo animatore di una famosa Galleria d’Arte veneziana: la Galleria del Cavallino. Il Padiglione è stato distrutto da un incendio nel 1984, tuttavia l’analisi puntuale del progetto, condotta ora attraverso il ridisegno dell’intero edificio, ha permesso di evidenziare due aspetti cruciali nella progettazione scarpiana: l’utilizzo simbiotico degli stilemi wrightiani assieme a precedenti riferimenti neoplastici; l’accurata e simbolica disposizione delle sorgenti luminose nel piccolo edificio. Il primo aspetto rinvia all’evoluzione del linguaggio di Scarpa dalla cultura nord europea a quella organica di Frank Lloyd Wright. Il secondo dimostra invece la particolare sensibilità di Carlo Scarpa nei confronti della luce intesa come elemento fondativo della percezione dello spazio costruito. Questo secondo aspetto, più originale, costituisce in ultima analisi un elemento cruciale nella definizione complessiva delle sue future scelte progettuali. Il tema della relazione fra gli spazi e la luce è simile a quello affrontato in modo ancor più complesso nell’ampliamento della nota Gipsoteca Canoviana di Possagno (Tv) e rimarrà in seguito a connotare l’originale approccio di Scarpa alla definizione dei suoi volumi architettonici. Il Padiglione del Libro costituisce quindi una “prima lezione”, un’idea di approccio al tema della progettazione per gli spazi espositivi che culminerà qualche anno dopo con la virtuosistica realizzazione del Padiglione del Venezuela, sempre nei giardini della Biennale, sintesi matura del processo compositivo scarpiano già enucleato nel piccolo Padiglione del Libro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.