L’area metropolitana di Dar es Salaam è interessata da rapida espansione dei sedimi urbanizzati quale conseguenza di cospicui flussi migratori di breve raggio che alimentano la costante crescita di insediamenti informali. Questi caratterizzano la maggior parte delle aree urbanizzate della città. Anche se interessati in tempi recenti da politiche di dotazione di alcuni servizi minimi e generale miglioramento della qualità della vita, gli interventi che ne sono conseguiti hanno avuto risultati scarsamente strutturanti, o almeno non sistemici, e non sono riusciti a generare una nuova immagine complessiva della città. Vi si sono susseguite varie azioni socio-sanitarie, di infrastrutturazione leggera con interventi tanto sulla viabilità quanto sui servizi a rete, introduzione di forme di agricoltura urbana e creazione di orti collettivi per facilitare l’autosussistenza dei singoli insediamenti: ciò anche per far fronte alla rapida crescita del numero di abitanti delle cui attuali 4.000.000 di unità si prevede il raddoppio nell’arco di un decennio. Le correnti trasformazioni non rispondono peraltro ad una pianificazione generale ma a logiche parziali, spesso sottostanti o influenzate dal mercato immobiliare, determinando la creazione di aree di frizione e spazi residuali. In risposta alla crescente pressione insediativa, alla richiesta di aree per insediamenti non residenziali da parte di operatori locali e stranieri, alle necessità di miglioramento delle condizioni di vita di fasce di popolazione occupanti gli insediamenti informali e della dotazione/implementazione della rete infrastrutturale disposta al loro servizio, nonchè al fine di veicolare/governare le trasformazioni in atto, è in fase di redazione un nuovo piano urbanistico. Da esso dovrebbero discendere vari interventi finalizzati tanto al ridisegno interno della città consolidata (con politiche di modulata densificazione o sostituzione dei tessuti edilizi esistenti sia nella città formale che informale) quanto alla formazione di cinque nuove città satelliti. Le trasformazioni a indursi passano attraverso la riorganizzazione della rete infrastrutturale esistente e sua implementazione e l’individuazione di ampi filamenti di naturalità e zone di salvaguardia paesaggistica. L’interesse di ricerca è la verifica delle modalità in cui interventi di valorizzazione delle emergenze paesaggistiche e dei brani di naturalità interclusi nella città consolidata rapportati alla modificazione delle infrastrutturazioni di servizio e dei tessuti edilizi esistenti si rendono motori di trasformazione e riqualificazione, generatori di nuove centralità, più in generale, della qualità dell’abitare. Tale indagine si affianca ai più ampi paradigmi entro cui si declinano i rapporti tra paesaggio, città e infrastruttura, centro e periferia, formale e informale, autocostruzione e pianificazione. Tre progetti, elaborati all’interno del programma ‘Laboratori Metropolitani’ (Università IUAV di Venezia e rete seminario itinerante Villard in co-tutela con la Ardhi University di Dar Es Salaam), esplorano modellisticamente differenti risposte a tali temi e propongono differenti strategie di trasformazione di due brani di tessuti urbani esistenti e di una porzione di sedime urbanizzato sul quale è prevista la costruzione di una delle cinque città satelliti del nuovo piano urbanistico. Propongono alternative ipotesi di densità modulate, introduzione di agricoltura e orti urbani, micro-centralità e servizi locali.
Nuovi paesaggi urbani per la qualità dell'abitare. Infrastrutturare l'informale, pianificare lo sviluppo: il caso di Dar Es Salaam
BARTOLONE, ROBERTA;CALDAROLA, GIUSEPPE
In corso di stampa
Abstract
L’area metropolitana di Dar es Salaam è interessata da rapida espansione dei sedimi urbanizzati quale conseguenza di cospicui flussi migratori di breve raggio che alimentano la costante crescita di insediamenti informali. Questi caratterizzano la maggior parte delle aree urbanizzate della città. Anche se interessati in tempi recenti da politiche di dotazione di alcuni servizi minimi e generale miglioramento della qualità della vita, gli interventi che ne sono conseguiti hanno avuto risultati scarsamente strutturanti, o almeno non sistemici, e non sono riusciti a generare una nuova immagine complessiva della città. Vi si sono susseguite varie azioni socio-sanitarie, di infrastrutturazione leggera con interventi tanto sulla viabilità quanto sui servizi a rete, introduzione di forme di agricoltura urbana e creazione di orti collettivi per facilitare l’autosussistenza dei singoli insediamenti: ciò anche per far fronte alla rapida crescita del numero di abitanti delle cui attuali 4.000.000 di unità si prevede il raddoppio nell’arco di un decennio. Le correnti trasformazioni non rispondono peraltro ad una pianificazione generale ma a logiche parziali, spesso sottostanti o influenzate dal mercato immobiliare, determinando la creazione di aree di frizione e spazi residuali. In risposta alla crescente pressione insediativa, alla richiesta di aree per insediamenti non residenziali da parte di operatori locali e stranieri, alle necessità di miglioramento delle condizioni di vita di fasce di popolazione occupanti gli insediamenti informali e della dotazione/implementazione della rete infrastrutturale disposta al loro servizio, nonchè al fine di veicolare/governare le trasformazioni in atto, è in fase di redazione un nuovo piano urbanistico. Da esso dovrebbero discendere vari interventi finalizzati tanto al ridisegno interno della città consolidata (con politiche di modulata densificazione o sostituzione dei tessuti edilizi esistenti sia nella città formale che informale) quanto alla formazione di cinque nuove città satelliti. Le trasformazioni a indursi passano attraverso la riorganizzazione della rete infrastrutturale esistente e sua implementazione e l’individuazione di ampi filamenti di naturalità e zone di salvaguardia paesaggistica. L’interesse di ricerca è la verifica delle modalità in cui interventi di valorizzazione delle emergenze paesaggistiche e dei brani di naturalità interclusi nella città consolidata rapportati alla modificazione delle infrastrutturazioni di servizio e dei tessuti edilizi esistenti si rendono motori di trasformazione e riqualificazione, generatori di nuove centralità, più in generale, della qualità dell’abitare. Tale indagine si affianca ai più ampi paradigmi entro cui si declinano i rapporti tra paesaggio, città e infrastruttura, centro e periferia, formale e informale, autocostruzione e pianificazione. Tre progetti, elaborati all’interno del programma ‘Laboratori Metropolitani’ (Università IUAV di Venezia e rete seminario itinerante Villard in co-tutela con la Ardhi University di Dar Es Salaam), esplorano modellisticamente differenti risposte a tali temi e propongono differenti strategie di trasformazione di due brani di tessuti urbani esistenti e di una porzione di sedime urbanizzato sul quale è prevista la costruzione di una delle cinque città satelliti del nuovo piano urbanistico. Propongono alternative ipotesi di densità modulate, introduzione di agricoltura e orti urbani, micro-centralità e servizi locali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.