Questo contributo espone una nuova interpretazione (storico-tecnica) e alcune riattualizzazioni (progettuali) del tema delle ‘scatole prospettiche’ realizzate come casi di dispositivi ‘anamorfici’ nel genere delle ‘vedute d’interni’ del XVII secolo belga e olandese. Presentiamo le nostre considerazioni come argomento dimostrativo e sperimentale di una tesi più generale concernente la contiguità estetica tra i domini sociali che oggi chiamiamo ‘arte’ e ‘scienza’. Sosteniamo che questi ‘oggetti curiosi’ sono dispositivi sperimentali d’esperienza estetica giacché il loro funzionamento induce nello spettatore un processo di successive prese di coscienza dei diversi modi di esistenza (attuale, realizzata, potenziale e virtuale) delle immagini di uno stesso spazio interno. Le relazioni tra la costruzione geometrica di questi dispositivi e le cornici semantiche che si propongono al loro uso ci consentono di sperimentare il loro funzionamento estetico e semiotico attraverso alcune loro reinvenzioni attuali nel campo del displaying. Nello studio di questa particolare categoria di artefatti visuali abbiamo seguito un metodo ‘anacronico’: a) analisi filologica degli esemplari esistenti e della loro genealogia essenziale, b) studio del loro dispositivo geometrico, c) studio del loro dispositivo semiotico, d) sperimentazione reale attraverso loro reinvenzioni che ne mettono in luci alcuni aspetti attualizzanti e consentono una dimostrazione in vivo delle ipotesi interpretative. This paper exposes a new (historico-technical) interpretation and some (planning) updates related to the theme of the ‘perspective boxes’, created as cases of ‘anamorphic’ devices pertaining to the genre of the ‘interior views’ in the Belgian and Dutch 17th century. We present our considerations as a demonstrative and experimental topic of a more general thesis concerning the aesthetic contiguity between the social domains that we now call ‘art’ and ‘science’. We argue that these ‘curious objects’ are experimental devices generating aesthetic experience since their functioning induces in the spectator a process of subsequent awareness of the different modes of existence (actual, realised, potential and virtual) of the images of a single internal space. The relationships between the geometric construction of these devices and the semantic frames that are proposed for their use allow us to experience their aesthetic and semiotic functioning through some of their current reinventions in the field of displaying.In the study of this particular category of visual artefacts we have followed an ‘anachronical’ method: a) philological analysis of the existing specimens and their essential genealogy, b) study of their geometric device, c) study of their semiotic device, d) real experimentation through their reinventions that highlight some actualising aspects and allow an in vivo demonstration of the interpretative hypotheses.
Connettere spazi tra arti e scienze: scatole proiettive come realtà (analogicamente) aumentata prima e dopo la Realtà (digitalmente) Aumentata = Connecting Spaces between Art and Science: Projective Boxes as (Analogical) Augmented Reality Before and After the (Digital) Augmented Reality
	
	
	
		
		
		
		
		
	
	
	
	
	
	
	
	
		
		
		
		
		
			
			
			
		
		
		
		
			
			
				
				
					
					
					
					
						
							
						
						
					
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
			
			
		
			
			
				
				
					
					
					
					
						
							
						
						
					
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
			
			
		
		
		
		
	
Gay, Fabrizio
;Cazzaro, Irene
			2020-01-01
Abstract
Questo contributo espone una nuova interpretazione (storico-tecnica) e alcune riattualizzazioni (progettuali) del tema delle ‘scatole prospettiche’ realizzate come casi di dispositivi ‘anamorfici’ nel genere delle ‘vedute d’interni’ del XVII secolo belga e olandese. Presentiamo le nostre considerazioni come argomento dimostrativo e sperimentale di una tesi più generale concernente la contiguità estetica tra i domini sociali che oggi chiamiamo ‘arte’ e ‘scienza’. Sosteniamo che questi ‘oggetti curiosi’ sono dispositivi sperimentali d’esperienza estetica giacché il loro funzionamento induce nello spettatore un processo di successive prese di coscienza dei diversi modi di esistenza (attuale, realizzata, potenziale e virtuale) delle immagini di uno stesso spazio interno. Le relazioni tra la costruzione geometrica di questi dispositivi e le cornici semantiche che si propongono al loro uso ci consentono di sperimentare il loro funzionamento estetico e semiotico attraverso alcune loro reinvenzioni attuali nel campo del displaying. Nello studio di questa particolare categoria di artefatti visuali abbiamo seguito un metodo ‘anacronico’: a) analisi filologica degli esemplari esistenti e della loro genealogia essenziale, b) studio del loro dispositivo geometrico, c) studio del loro dispositivo semiotico, d) sperimentazione reale attraverso loro reinvenzioni che ne mettono in luci alcuni aspetti attualizzanti e consentono una dimostrazione in vivo delle ipotesi interpretative. This paper exposes a new (historico-technical) interpretation and some (planning) updates related to the theme of the ‘perspective boxes’, created as cases of ‘anamorphic’ devices pertaining to the genre of the ‘interior views’ in the Belgian and Dutch 17th century. We present our considerations as a demonstrative and experimental topic of a more general thesis concerning the aesthetic contiguity between the social domains that we now call ‘art’ and ‘science’. We argue that these ‘curious objects’ are experimental devices generating aesthetic experience since their functioning induces in the spectator a process of subsequent awareness of the different modes of existence (actual, realised, potential and virtual) of the images of a single internal space. The relationships between the geometric construction of these devices and the semantic frames that are proposed for their use allow us to experience their aesthetic and semiotic functioning through some of their current reinventions in the field of displaying.In the study of this particular category of visual artefacts we have followed an ‘anachronical’ method: a) philological analysis of the existing specimens and their essential genealogy, b) study of their geometric device, c) study of their semiotic device, d) real experimentation through their reinventions that highlight some actualising aspects and allow an in vivo demonstration of the interpretative hypotheses.| File | Dimensione | Formato | |
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