A partire dall’agosto 2016, una scia sismica ha colpito duramente il territorio dell’Appennino Centrale. L’evento ha raso al suolo alcuni insediamenti e causato ingenti danni ad altri, ponendo l’attenzione sulla condizione di fragilità e pericolo in cui versano molti borghi e dei loro rispettivi territori. La ricerca proposta, prendendo come caso paradigmatico quello di Arquata del Tronto, pone la questione del progetto di architettura come mezzo attraverso il quale coniugare i valori e i caratteri di un territorio con la necessità per gli abitanti di ritornare ad occupare i luoghi natii. La ricerca si struttura in due momenti significativi. Uno di analisi e conoscenza del territorio, ossia delle relazioni che l’architettura ha saputo instaurare nel tempo con le forme dell’geografia e quindi del legame insito tra forme della Terra, morfologia urbana e caratteri architettonici nella città appenninica. Ed uno di ri-progetto dell’antica forma urbis, ormai completamente perduta. Infatti, se il dibattito architettonico si è sempre diviso tra il “com’era, dov’era” e la costruzione di “new towns”, la ricerca prova a percorrere una terza via, basata sul riconoscimento del valore del locus, e quindi sul significato del concetto di “patrimonio” laddove ciò che ci viene tramandato è ormai relegato alla “memoria” del luogo, e della necessità di implementare al progetto dell’antica città le nuove tecnologie e le nuove tecniche costruttive, affinché tali luoghi possano essere ri-considerati sicuri e i loro abitanti possano riappropriarsene. Memoria ed innovazione, coscienza del patrimonio e ricerca della nostra contemporaneità, credo siano i termini sui quali la ricerca prova a creare una riflessione attraverso l’azione del progetto di architettura, mezzo necessario per rimettere al centro del dibattito e della pratica architettonica il significato della forma urbana e naturale, e della loro incessante reciprocità.

Progetto e memoria. Forme della Terra e forme dell’architettura nel progetto di ricostruzione di Arquata del Tronto

d'Abramo, Vincenzo
2019-01-01

Abstract

A partire dall’agosto 2016, una scia sismica ha colpito duramente il territorio dell’Appennino Centrale. L’evento ha raso al suolo alcuni insediamenti e causato ingenti danni ad altri, ponendo l’attenzione sulla condizione di fragilità e pericolo in cui versano molti borghi e dei loro rispettivi territori. La ricerca proposta, prendendo come caso paradigmatico quello di Arquata del Tronto, pone la questione del progetto di architettura come mezzo attraverso il quale coniugare i valori e i caratteri di un territorio con la necessità per gli abitanti di ritornare ad occupare i luoghi natii. La ricerca si struttura in due momenti significativi. Uno di analisi e conoscenza del territorio, ossia delle relazioni che l’architettura ha saputo instaurare nel tempo con le forme dell’geografia e quindi del legame insito tra forme della Terra, morfologia urbana e caratteri architettonici nella città appenninica. Ed uno di ri-progetto dell’antica forma urbis, ormai completamente perduta. Infatti, se il dibattito architettonico si è sempre diviso tra il “com’era, dov’era” e la costruzione di “new towns”, la ricerca prova a percorrere una terza via, basata sul riconoscimento del valore del locus, e quindi sul significato del concetto di “patrimonio” laddove ciò che ci viene tramandato è ormai relegato alla “memoria” del luogo, e della necessità di implementare al progetto dell’antica città le nuove tecnologie e le nuove tecniche costruttive, affinché tali luoghi possano essere ri-considerati sicuri e i loro abitanti possano riappropriarsene. Memoria ed innovazione, coscienza del patrimonio e ricerca della nostra contemporaneità, credo siano i termini sui quali la ricerca prova a creare una riflessione attraverso l’azione del progetto di architettura, mezzo necessario per rimettere al centro del dibattito e della pratica architettonica il significato della forma urbana e naturale, e della loro incessante reciprocità.
2019
9788890905490
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