Misurare l’impatto della deindustrializzazione, e delle conseguenze ad essa legate, non è un’operazione semplice. Si tratta di capire quale sia il “costo sociale” di tale fenomeno e di approfondire, il più possibile, gli aspetti riguardanti i significati simbolici delle strutture industriali che, spesso, sono direttamente legate alla vita quotidiana di intere comunità locali. Comprendere cosa significhino le strutture dell’industria per le comunità locali è necessario per capire il loro valore all’interno di un preciso momento storico, ma anche per l’orientamento di eventuali politiche future. Uno degli strumenti disponibili, nella ricerca qualitativa, e che, in questo contributo, si desidera evidenziare è quello della narrazione, soprattutto letteraria. Utilizzando questo strumento si vuole comprendere come un fenomeno urbano sia rappresentato nell’immaginario collettivo della società locale. La sensazione dei luoghi e i loro significati simbolici vengono rappresentati e raccontati nelle opere letterarie. In esse si racconta quello che è socialmente significativo per le comunità, l’importanza e il valore che i luoghi assumono esse stesse. Si raccolgono, inoltre, informazioni sull’anima della società locale, ovvero su quello che compone, non solo materialmente ma anche immaterialmente, l’identità place-based della stessa. Molti studiosi hanno studiato il Miracolo Veneto, ovvero il processo e le ragioni che hanno portato il Nordest italiano ad essere una delle regioni più ricche d'Europa, a partire dagli anni Settanta e per i successivi quarant’anni. Se ogni società produce il proprio spazio, come afferma Henri Lefebvre nella sua opera La produzione dello spazio (1974), allora anche il Nordest, denominazione assunta da questa parte di territorio proprio a partire dal boom economico, non poteva non produrre i propri spazi, fisici e mentali. L’industrializzazione diffusa e il know-how artigianale hanno “prodotto” un proprio territorio, caratterizzato da migliaia di capannoni. Si tratta di un patrimonio industriale senza un particolare valore materiale, storico o architettonico che, tuttavia, rappresenta l’anima della comunità e di questo suo recente e glorioso momento storico. Senza dubbio, la chiusura di un numero notevole di capannoni industriali in questi territori dopo la crisi economica degli ultimi dieci anni, non si traduce solamente in termini materiali ma anche immateriali; essi ricordano un’epoca che non c’è più. La loro grandissima diffusione nel territorio del Nordest e l’abbandono di un numero molto alto di questi, diventa un fenomeno con delle conseguenze socio-spaziali ma anche emotive. Nel Nordest, a partire dagli anni Duemila, una serie di romanzi, soprattutto autobiografici, raccontano il post-boom economico e le conseguenze delle trasformazioni socio-spaziali. I testi si presentano come una vera e propria “denuncia” su quello che il territorio è diventano dopo le trasformazioni; le conseguenze spaziali, sociali, ambientali e culturali che queste trasformazioni hanno portato. Il territorio in questi racconti si presenta come una condizione indispensabile, come un vero e proprio protagonista e non come un semplice sfondo. Il capannone industriale, il protagonista per definizione del boom economico, non poteva che essere rappresentato e raccontato anche nelle opere letterarie prodottesi negli ultimi anni. Insieme a questo, la pratica del lavoro e il suo significato per la società locale domina i racconti letterari di questo spazio negli ultimi anni. Il contributo desidera evidenziare l’importanza del processo analitico per comprendere a fondo gli impatti, di diversa natura, dei processi di deindustrializzazione. Si tratta di impatti e di effetti che non sono sempre facili da misurare, ma che risulta necessario farlo per l’orientamento delle politiche future e per comprendere un preciso momento storico, dall’inizio alla fine. In questo processo, la narrazione letteraria potrebbe rivelarsi uno strumento molto efficace e di grande aiuto per chi si occupa di trasformazioni economico-politiche, culturali e urbane.

“Storie di cemento” nel Nordest italiano: società locale ed effetti dell’industrializzazione diffusa nella narrazione letteraria

olga tzatzadaki
2024-01-01

Abstract

Misurare l’impatto della deindustrializzazione, e delle conseguenze ad essa legate, non è un’operazione semplice. Si tratta di capire quale sia il “costo sociale” di tale fenomeno e di approfondire, il più possibile, gli aspetti riguardanti i significati simbolici delle strutture industriali che, spesso, sono direttamente legate alla vita quotidiana di intere comunità locali. Comprendere cosa significhino le strutture dell’industria per le comunità locali è necessario per capire il loro valore all’interno di un preciso momento storico, ma anche per l’orientamento di eventuali politiche future. Uno degli strumenti disponibili, nella ricerca qualitativa, e che, in questo contributo, si desidera evidenziare è quello della narrazione, soprattutto letteraria. Utilizzando questo strumento si vuole comprendere come un fenomeno urbano sia rappresentato nell’immaginario collettivo della società locale. La sensazione dei luoghi e i loro significati simbolici vengono rappresentati e raccontati nelle opere letterarie. In esse si racconta quello che è socialmente significativo per le comunità, l’importanza e il valore che i luoghi assumono esse stesse. Si raccolgono, inoltre, informazioni sull’anima della società locale, ovvero su quello che compone, non solo materialmente ma anche immaterialmente, l’identità place-based della stessa. Molti studiosi hanno studiato il Miracolo Veneto, ovvero il processo e le ragioni che hanno portato il Nordest italiano ad essere una delle regioni più ricche d'Europa, a partire dagli anni Settanta e per i successivi quarant’anni. Se ogni società produce il proprio spazio, come afferma Henri Lefebvre nella sua opera La produzione dello spazio (1974), allora anche il Nordest, denominazione assunta da questa parte di territorio proprio a partire dal boom economico, non poteva non produrre i propri spazi, fisici e mentali. L’industrializzazione diffusa e il know-how artigianale hanno “prodotto” un proprio territorio, caratterizzato da migliaia di capannoni. Si tratta di un patrimonio industriale senza un particolare valore materiale, storico o architettonico che, tuttavia, rappresenta l’anima della comunità e di questo suo recente e glorioso momento storico. Senza dubbio, la chiusura di un numero notevole di capannoni industriali in questi territori dopo la crisi economica degli ultimi dieci anni, non si traduce solamente in termini materiali ma anche immateriali; essi ricordano un’epoca che non c’è più. La loro grandissima diffusione nel territorio del Nordest e l’abbandono di un numero molto alto di questi, diventa un fenomeno con delle conseguenze socio-spaziali ma anche emotive. Nel Nordest, a partire dagli anni Duemila, una serie di romanzi, soprattutto autobiografici, raccontano il post-boom economico e le conseguenze delle trasformazioni socio-spaziali. I testi si presentano come una vera e propria “denuncia” su quello che il territorio è diventano dopo le trasformazioni; le conseguenze spaziali, sociali, ambientali e culturali che queste trasformazioni hanno portato. Il territorio in questi racconti si presenta come una condizione indispensabile, come un vero e proprio protagonista e non come un semplice sfondo. Il capannone industriale, il protagonista per definizione del boom economico, non poteva che essere rappresentato e raccontato anche nelle opere letterarie prodottesi negli ultimi anni. Insieme a questo, la pratica del lavoro e il suo significato per la società locale domina i racconti letterari di questo spazio negli ultimi anni. Il contributo desidera evidenziare l’importanza del processo analitico per comprendere a fondo gli impatti, di diversa natura, dei processi di deindustrializzazione. Si tratta di impatti e di effetti che non sono sempre facili da misurare, ma che risulta necessario farlo per l’orientamento delle politiche future e per comprendere un preciso momento storico, dall’inizio alla fine. In questo processo, la narrazione letteraria potrebbe rivelarsi uno strumento molto efficace e di grande aiuto per chi si occupa di trasformazioni economico-politiche, culturali e urbane.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/350029
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