La presente ricerca mira a formalizzare un metodo di mappatura del patrimonio intangibile espresso dagli ecosistemi imprenditoriali del Nord-Est nelle loro interazioni con la cultura del design. In effetti, gli investimenti in design spesso includono spese mirate alla creazione e alla gestione della conoscenza, assumendo forme quali, ad esempio, l'istruzione e la formazione, la ricerca scientifica pubblica e privata, la ricerca e lo sviluppo del prodotto, la comunicazione e l'identità del marchio, la qualità degli spazi e delle condizioni di lavoro, progetti per il territorio e per le comunità locali. Questa tipologia di asset aziendali risulta particolarmente complessa da misurare e valutare. Per sottrarli all’oblio o all’evanescenza, sosteniamo, è necessario un cambiamento di paradigma rispetto agli studi tradizionali sul capitale intangibile, che consenta di definirli, individuarli e mapparli. In particolare, la ricerca parte dallo studio delle modalità attraverso cui il design agisce all’interno dell’impresa, quale vettore di conoscenza che consente di “illuminare” altri asset aziendali non riconoscibili in termini meramente quantitativi, in quanto invisibili sotto la mera lente della contabilità e del reporting finanziario tradizionale. Il progetto si propone di indagare un così ridefinito patrimonio culturale d’impresa tramite quello che definiamo un approccio “ecologico”, ovvero mirante a maturare modelli e metodologie in grado di concettualizzare e gestire la natura relazionale, dinamica ed ecosistemica di ciò che viene definito, in maniera affatto univoca e spesso problematica, il Made in Italy
Per un approccio ecologico al patrimonio intangibile d’impresa. Il caso degli archivi e dei musei aziendali
Maria Cristina Addis
Methodology
;Alberto BassiProject Administration
;Giulia CilibertoSupervision
;Jacopo William De DenaroMembro del Collaboration Group
;Marco ScottiMembro del Collaboration Group
In corso di stampa
Abstract
La presente ricerca mira a formalizzare un metodo di mappatura del patrimonio intangibile espresso dagli ecosistemi imprenditoriali del Nord-Est nelle loro interazioni con la cultura del design. In effetti, gli investimenti in design spesso includono spese mirate alla creazione e alla gestione della conoscenza, assumendo forme quali, ad esempio, l'istruzione e la formazione, la ricerca scientifica pubblica e privata, la ricerca e lo sviluppo del prodotto, la comunicazione e l'identità del marchio, la qualità degli spazi e delle condizioni di lavoro, progetti per il territorio e per le comunità locali. Questa tipologia di asset aziendali risulta particolarmente complessa da misurare e valutare. Per sottrarli all’oblio o all’evanescenza, sosteniamo, è necessario un cambiamento di paradigma rispetto agli studi tradizionali sul capitale intangibile, che consenta di definirli, individuarli e mapparli. In particolare, la ricerca parte dallo studio delle modalità attraverso cui il design agisce all’interno dell’impresa, quale vettore di conoscenza che consente di “illuminare” altri asset aziendali non riconoscibili in termini meramente quantitativi, in quanto invisibili sotto la mera lente della contabilità e del reporting finanziario tradizionale. Il progetto si propone di indagare un così ridefinito patrimonio culturale d’impresa tramite quello che definiamo un approccio “ecologico”, ovvero mirante a maturare modelli e metodologie in grado di concettualizzare e gestire la natura relazionale, dinamica ed ecosistemica di ciò che viene definito, in maniera affatto univoca e spesso problematica, il Made in ItalyI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.